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Cotarella : Il vino e le stagioni che non ci sono più

articolo di Gianluigi Basiletti pubblicato su “Il Giornale dell’Umbria” .

Le stagioni non ci sono state. Expò 2015 occasione unica. L’enologo orvietano Cotarella racconta che annata sarà e da presidente del comitato scientifico Expò 2015 avverte “Se l’Italia non farà sistema sarà tagliata fuori”

Le stagioni non sono più quelle di una volta. E lo sanno bene i viticoltori umri e italiani alle prese con una delle estati più pazze di sempre.
“Ma non mi limiterei solamente all’estatem qui siamo di fronte al fatto che quest’anno nessuna stagione è stata regolare e questo sta creando seri problemi all’imminente vendemmia, anche se occorre comunque fare delle distinzioni e alivello geografico tra sud, nord e centro Italia.” E’ l’orvietano Riccardo Cotarella a spiegare che annata sarà quella del 2014 per il vino umbro e italiano e lo farà non solo da enologo di fama internazione quale è da anni, ma anche da presidente del comitato scientifico del padiglione vino per Expò 2015.
“Intanto cominciamo a dire che è mancato l’inverno, non abbiamo avuto ghiaccio che serve a sterilizzare le piante – spiega Cotarella – e venendo a mancare il freddo la vite subisce un mutamento del suo ciclo vegetativo. Questo inizialmente ci ha fatto pensare a un stagione ricca di zuccheri, ma così non è stato, anche perchè poi è arrivata una primavera molto piovosa che ha dato diversi problemi sanitari. I produttori – continua l’enolgo – sono dovuti correre ai ripari e quelli più accorti sono riusciti a limitare o debellare del tutto il problema. Poi è giunta l’estate più piovosa di sempre a memoria d’uomo e questo sta comportando un ritardo della maturazione delle uve e l’insorgere di nuovi problemi sanitari”.
Messa così sembra un mezzo disastro, ma Cotarella va in profondità e fa una distinzione netta tra nord, sud e centro Italia.
” Partiamo dal sud – attacca – Anche giù problemi legati alla meteorologia si sono registrati fino a un mese fa, poi è arrivato il caldo e la situazione è andata migliorando. Qui al centro e quindi anche nella nostra Umbria, diciamo che non abbiamo avuto particolari eccessi, anche perchèle nostre sono zone di collina per lo più e questo ha attutito l’eccessiva quantità di pioggia. Qui resta comunque il problema della maturazione delle uve, tanto che siamo indotti a pensare che dopo tanti anni dovremo ricorrere a fare uso di concentrato di mosto per aumentare la parte zuccherina, specialmente per i vini bianchi. Mentre per i rossi, si apre il problema della buccia troppo sottile e visto che questi vini prendono le loro principali caratteristiche proprio dalla buccia, allora dovremo ricorrere a dei diradamenti importanti, vale a dire – spiega ancora Cotarella – gettare a terra il 20 se non il 30 o anche il 40 per cento delle uve, consentendo al resto che rimane sulla pianta di arrivare a una buona maturazione”.
Una soluzione che a qualche produttore farà sicuramente storcere il naso, visto che si tratta di buttare di fatto una parte del proprio guadagnia, ma l’enologo non è d’accordo con chi la pensa così “Il reddito delle uve non può continuare a essere legato alla quantità, ma si misura principalmente sulla qualità. Non dimentichiamci mai che oggi si beve meno, ma meglio rispetto al passato. I mercati chiedono prodotti di qualità”.
Ma prima di addentrarsi nel discorso mercato, Cotrella continua il suo excursus territoriale e arriva al nord Italia :”Qui c’è stato un particolare accanimento del maltempo che non ha risparmiato nemmeno la vicina Francia, anzi lì stanno risentendo maggiormente dei problemi climatici di quanto non ne risentano i produttori del nord e questo sempre grazie al fatto che anche al nord molte zone sono collinari”.
Detto questo non resta che tirare le somme dell’annata che sarà. “Di certo non è una stagione positiva e non possiamo attenderci una grande annata – ammette il presidente del comutato scientifico di Expò, ma, malgrado ciò, qualcosa di positivo lo vede – “questa stagione sarà un banco di prova importante per tutti i produttori, farà una classifica di merito, vedremo chi davvero va in vigna con passione e buona tecnica e chi invece bluffa”.
E qua il discorso rischia di farsi spinoso, ma Cotarella lo sintetizza così :”Produrre uva non è più roba per improvvisati, serve passione e professionalità, chi non ha entrambi i requisiti sarà destinato a ripiegarsi su se stesso e uscire dai mercati. Il fututo di questo settore sarà sempre più nelle mani dei professionisti capaci di portare nel vigneto una buona, se non ottima cultura scientifica”.
I mercati chiedono vino di qualità realizzati da veri professionisti, ma quali sono le nuove frontiere del vino? L’enologo intanto tiene a sottolineare come il comparto alimentare e in particolare il settore vinicolo abbiano tenuto e bene rispetto ad altri settori in questi anni di crisi. “E questo grazie al fatto che il vino esercita ancora il suo fascino come dicevamo prima – spiega – non dobbiamo strapparci i capelli se i consumi sono calati, anche perchè non potremmo mai sognarci di ritornare agli anni sessanta quandi in Italia il consumo pro capite di vino era tre volte tanto quello attuale. Ma poi sono arrivati gli americani, negli anni settanta bevevano mezzo litro di vino all’anno, oggi hanno un consumo pro capite di 14 litri annui e lì si parla di un mercati da 250 milioni di persone. Oggi dobbiamo essere bravi ad aggredire l’oriente, su tutti la Cina. Lì si stanno avvicinando a grandi passi al vino e noi dobbiamo essere pronti a cogliere tutte le opportunità che ci si presenteranno”.
Quello dell’Est e in particolare quello cinese resta comunque un mercato con delle insidie per via degli intermediari a volte non troppo affidabili, ma la soluzione è un’altra per Cotarella. “E’ quella di andare noi direttamente da loro, gli intermediari spesso non ne sanno nulla di vino e quindi sono i produttori che devono presentarsi e proporre i propri prodotti e questo lo abbiamo iniziato a fare e i risultati stanno arrivando”.
E una grande vetrina mondiale al vino made in Italy arriverà da Milano con Expò 2015. “Sarà un’opportunità irripetibile, arriveranno trenta milioni di visitatori da tutto il mondo e dovremo essere bravi noi a vendere il nostro brand, ma soprattutto dovremo essere bravissimi a trasmettere emozioni” racconta Cotarella che quando parla di Expò si accende, consapevole anche della delicatezza del ruolo di cui è investito. “Essere arrivato a presiedere il comitato scientifico per me è un onore assoluto e una grande responsabilità – racconta – Faremo di tutto per non tradire le aspettative”. E poi svela :”Giunto a 66 anni credevo di sapere tutto del vino e soprattutto ho sempre trattato la materia dal punto di vista scientifico, da qualche tempo a questa parte ho scoperto la parte emozionale legata al vino : penso all’arte, alla musica e alla moda. Tutto può essere legato e può vivere in simbiosi col vino. Ecco, credo che questa sia una strada tutta da percorrere e lo faremo con insistenza proprio cominciando dal padiglione dell’Expò. Un palazzetto – spiega nel dettaglio il presidente – che guiderà il visitatore alla scoperta del vino in tutte le sue fasi, ci saranno ad esempio delle sale multimediali molto affascinanti.
Il comitato si propone di dare indicazioni istituzionali, insomma consiglierà ai produttori la strada da seguire, poi starà ai singoli mettere in campo le proprie iniziative”.
Ma il vero obiettivo di Cotarella e di tutto il suo comitato sarà far passare una volta per tutte un messaggio chiaro “che non si vince da soli, ma serve fare squadra, serve creare un sistema Italia. Chi produce vino non può continuare a pensare di presentarsi, che so, in Cina con il nime della sua cantina ounto e basta. Qui – e la voce di Cotarella si fa perentoria – occorre cammbiare strategia e farlo in fretta, serve presentarsi ai nuovi mercati parlando del vino italiano, l’unico al mondo in grado di trasmettere emozioni che sanno di arte, di storia, di musica e di moda. Questa è la nostra ultima occasione, o la cogliamo o saremo tagliati fuori”.

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